Complici di aziende che inquinano? Il Dipartimento risponde, nel metodo e nel merito

Mercoledì, 29 Maggio, 2019

Il Dipartimento di Chimica ha ricevuto nei giorni scorsi l’accusa di essere complice di aziende che inquinano i territori. Secondo le motivazioni di tale accusa, il solo avere rapporti con alcune aziende private si configura di per sé come una complicità e ne consegue la pretesa di espellere i “complici” dall’Università.

Il Consiglio del Dipartimento di Chimica, riunitosi il giorno 28/05/2019, intende rigettare in modo netto tali accuse nel metodo e nel merito.

Nel metodo perché, mentre i ns accusatori si richiamano all’Università come luogo di elaborazione di un pensiero critico, allo stesso tempo negano a priori ogni possibilità di confronto con soggetti esterni (da loro stessi selezionati come inquinatori), peraltro senza aver avuto nessuno confronto preventivo con chi interagisce con tali soggetti (i cosiddetti complici).

Viceversa, l’Università ha nella sua missione istituzionale, come momento fondamentale della formazione dei suoi studenti, l’interazione con tutti i diversi soggetti della società proprio per svilupparne una visione critica. Nel caso particolare, un Dipartimento di Chimica per definizione non può non avere rapporti istituzionali con l’industria chimica dovendo formare appunto Chimici e Chimici Industriali che in quell’industria trovano uno dei principali sbocchi occupazionali. Poi l’avere rapporti non vuol dire essere né sudditi né complici; anzi il fatto che le aziende si rivolgano all’Università per svolgere ricerche e studi non prescinde dal fatto che tali ricerche e studi siano svolti in piena autonomia, il che da la massima garanzia che gli esiti che ne scaturiranno saranno indipendenti e imparziali. 

Nel merito, le ricerche sviluppate dal Dipartimento in interazione con aziende private e pubbliche vanno nella direzione di implementare una più efficace salvaguardia ambientale, ad esempio sviluppando processi e prodotti chimici ambientalmente più sostenibili, privilegiando l’uso di risorse rinnovabili, migliorando i processi di trattamento delle emissioni e di risanamento dei siti contaminati.

Proprio, su quest’ultimo punto l’accusa rivoltaci appare paradossale perché viene accusato il Master di II livello in “Caratterizzazione e tecnologie di bonifica di siti inquinati”, ovvero un Master che approfondisce e completa la formazione di giovani laureati nella direzione di risolvere le tante criticità ambientali del nostro Paese. Proprio come garanzia di qualità dell’offerta formativa, al Master non partecipano solo docenti della Sapienza ma anche docenti esterni di diversa provenienza, non solo dalle imprese “incriminate” ma anche da importanti istituzioni pubbliche, come il Ministero dell’Ambiente, l’Istituto Superiore di Sanità, l’ISPRA, ciascuno portando il proprio contributo di conoscenza ed esperienza e la propria specifica visione della problematica. Se ne rivendica quindi con forza l’assoluta autonomia e indipendenza

Non sta al Dipartimento di Chimica di assegnare patenti di “inquinatori”, cosa che è regolata dalla legge e per la quale esistono autorità competenti. Sta al Dipartimento di Chimica valutare che le interazioni con soggetti privati rientrino nelle proprie finalità istituzionali di svolgere ricerca e formazione e che le stesse vadano nella giusta direzione di incrementare le conoscenze e le competenze utili alla migliore salvaguardia dell'ambiente. 

Ciò detto, proprio perché siamo ricercatori e docenti, restiamo aperti al confronto con chiunque sia disponibile a svolgerlo nel merito e in modo civile e democratico.

Il Consigio di Dipartimento

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