Andrea Barbetta

professore associato
Biografia
.POSIZIONE ATTUALE •30.12.2018–presente Professore di II fascia, Chimica Industriale-CHIM/04 •30.12.2015–29.12.2018 Ricercatore a tempo determinato (RTD tipologia B) Chimica Industriale, SSD CHIM/04, Dipartimento di Chimica, Università degli Studi di Roma "La Sapienza" •16.04.2017 ASN (bando D.D. 1532/2016): abilitazione scientifica nazionale a professore di II fascia nel settore concorsuale 03/C2 (SSD CHIM/04) istruzione e formazione •16.12.1995 Laurea in Chimica, 110/110 e lode, presso l'Università degli Studi di Roma •01.10.1998 - 30.09.2000 Dottorato di Ricerca in Scienze Chimiche, presso il Dipartimento di Chimica dell’Università di Durham (UK) ESPERIENZA PROFESSIONALE IN AMBITO ACCADEMICO •1/3/1997 - 31/4/1998 borsa di studio dell’Università di Kyoto •01.11.2001 – 29.12.2015 Assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Chimica, Università degli Studi di Roma "La Sapienza" ALTRI IMPIEGHI •1995 – 1996 impiegato presso la Bristol Myers Squibb (Sermoneta, LT) PREMI •Premio sponsorizzato dalla British Petroleum quale miglior studente di dottorato dell’anno accademico 1998-99 •Medaglia del International Association of Advanced Materials per l’anno 2017
Curriculum: 
Ricerca
Area: 
Chimica industriale
Ricerca: 
L’attività di ricerca verte principalmente sullo sviluppo di nuove e sempre più avanzate metodiche per la fabbricazione di biomateriali da destinarsi alle colture cellulari in 3D e come supporti (scaffolds) per l’ingegneria tissutale. Scaffolds riproducenti forme anatomiche umane (ad es falangi, padiglione auricolare, osso mandibolare, piramide nasale, etc.) vengono prodotti utilizzando una combinazione di stereolitografia laser e emulsioni e schiume concentrate. Altre tecniche di cui ci si avvale per la produzione di scaffold sono la microfluidica e la stampa 3D. Attraverso la microfluidica si è dimostrato la possibilità di fabbricare matrici porose nelle quali non solo la dimensione dei pori è controllabile ma anche la disposizione spaziale di popolazioni di pori di diversa dimensione (ad es. a strati, o a gradiente) e di particelle porose da impiegarsi come agenti veicolatori di cellule per il trattamento di difetti tissutali. La stampa 3d si avvale dell’uso di un estrusore di nuova concezione che permette di posizionare idrogeli di diversa natura chimica secondo una complessità che permette di riprodurre parzialmente l’isto-architettura dei tessuti umani.
Pubblicazioni: 

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