Le piante tintorie

Oggi sappiamo che dietro una determinata colorazione c'è un preciso processo chimico - fisico che a partire dalle materie prime come le piante ci fornisce un’ampia gamma di colori. 
Da sempre le piante tintorie sono state utilizzate per la colorazione delle fibre naturali, in particolare, lana, lino, cotone e seta; queste pratiche che venivano svolte sia all'interno delle mura domestiche sia nell'ambito di attività più articolate hanno contribuito allo sviluppo di importanti e fiorenti economie già a partire dal Medioevo. 

L'estrazione dei colori dalle piante presuppone diversi tipi di conoscenze, principalmente chimiche e botaniche, oltre ai  processi di raccolta, essiccazione, conservazione, preparazione delle fibre per il bagno di tintura e asciugatura.

I colori di origine naturale sono estratti attraverso le azioni di sminuzzamento e macerazione di determinate parti della pianta: radici, foglie, fiori, frutti, semi o cortecce della medesima pianta possono dare origine a diversi pigmenti.
Inoltre la concentrazione di pigmenti all’interno di una pianta è determinata anche da fattori come la tipologia del suolo, la luce e temperatura. Fondamentale quindi il periodo di raccolta delle parti della pianta da cui si vuole ottenere un determinato colore. 
Il museo di chimica "Primo Levi" conserva 14 campioni di coloranti naturali, suddivisi tra piante tintorie, colori derivati da insetti e da lichene.

 

Annatto - Bixa orellana L.  Arzica - Reseda luteola L.  Campeggio - Haematoxylum campechiaum L.

 

Cartamo tintorio - Carthamus tinctorius L. Galle - Quercus infectoria Henné - Lawsonia inermis L. Maclura - Maclura pomifera L.

 

Melograno - Punica granatum L. Robbia - Rubia tinctorum L. Tagete - Tagetes sp. pl.

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